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| "Talk" di Simone D'Alessandro (termini d'uso) |
Non sempre è facile comunicare efficacemente, in ogni ambito, tra amici, sul lavoro, in famiglia, ecc., e chissà quante volte è capitato che una semplice domanda abbia portato ad un'accesa discussione e che questa sia sfociata in un vero e proprio litigio!
Ma da cosa dipende?
Una stessa frase, detta con toni ed espressioni facciali diversi, in svariati momenti, assume un significato completamente diverso, anche se avviene tra gli stessi interloctori; ciò che influisce nella trasmissione del messaggio è, infatti, lo stile di comunicazione (Nina E., 1991).
Ecco i principali:
- Stile Positivo: uno o entrambi gli interlocutori hanno un atteggiamento aperto, di ascolto dell'altro cercando di comprendersi, con scambio di informazioni, idee, con un'espressione gentile, educata e affettuosa.
- Stile Negativo: uno dei due o entrambi sono conflittuali e contenziosi davanti a situazioni di disaccordo con toni bruschi, che sfocia in una comunicazione inadeguata.
- Stile riservato: uno dei due o entrambi sono poco espressivi, creando barriere nel processo comunicativo assumendo un ruolo passivo che sfavorisce la comunicazione.
- Stile violento: si percepisce tra i due ostilità, c'è conflitto, aggressione verbale o fisica, che influisce negativamente sulla relazione e può portare alla rottura; la violenza può essere la conseguenza di risentimenti irrisolti presenti o delusioni.
Questi stili possono favorire o complicare la relazione: il primo è' lo stile più sano e adattivo di comunicazione, tutti gli altri promuovono una comunicazione inefficace, squilibrata e patologica.
La conflittualità è una realtà irrinunciabile della convivenza, poichè in famiglia coabitano persone diverse che devono decidere congiuntamente, confrontarsi e a volte scontrarsi. E' giusto dire che il confronto equivale allo scontro? Discutere vuol dire litigare?
Lo scontro/confronto è uno dei canali per poter arrivare all'accordo; in ogni famiglia, infatti, è sempre necessaria una qualche forma di contrasto, di aggiustamento e riaggiustamento continuo, di messa in discussione delle reciproche posizioni, di attrito fra le rispettive concezioni del mondo, fra i sistemi di valori. Come dire che se non si litiga mai, è la fine annunciata (Mizzau, 2002).
A seguire alcuni suggerimenti per gestire i conflitti:
- Non evitare le discussioni, sono un'occasione di confronto, ed evitarli lascia in sospeso questioni che a lungo andare diventano come un'enorme matassa di nodi irrisolti;
- Affrontare un problema alla volta, nel momento stesso in cui si presenta, è un'occasione per conoscersi meglio, per trovare l'equilibrio e il punto d'incontro.
- Ascoltare a turno il punto di vista dell'altro senza interrompere, e successivamente ridiscutere insieme dell'argomento, dopo aver assunto la prospettiva dell'altro.
Gemma Alfieri. “Sono una psicologa, mi occupo di benessere, crescita personale, gestione delle emozioni, utilizzo il training autogeno e la mindfulness per la presa di consapevolezza, il miglioramento delle prestazioni e il rilassamento. Sono una moglie, una sorella e un'amica, ma soprattutto sono me stessa.” Gemma scrive anche sul suo blog personale www.alfierigemma.blogspot.com


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