mercoledì 9 luglio 2014

Come fare una critica costruttiva

Derivata da "Princess Peach" di Thalita Couto (termini d'uso)


Una critica costruttiva non ha l’obiettivo di ferire e far sentire in colpa. Mira al miglioramento dell’altro e può essere fonte di benessere personale. Tuttavia, per quanto costruttiva possa essere, una critica è sempre una critica. C’è chi la prende bene, ma c’è anche chi si offende, chi si arrabbia e chi non capisce.

Un insegnante può criticare l’atteggiamento di uno studente poco attento. Un allievo può criticare la poca oggettività nel giudizio di un docente. Un genitore può riprendere il proprio figlio per aver fatto qualcosa che non doveva. Una ragazza può rimproverare alla propria madre una scarsa attenzione nei suoi confronti.

Per rendere una critica costruttiva è necessario:
  • Gestire le emozioni: Il primo vero ostacolo alla formulazione di una critica costruttiva sono le emozioni. Non siamo dei robot, ed è quindi normale, soprattutto quando dobbiamo sottolineare a qualcun altro degli aspetti che a noi non vanno a genio, che le emozioni possano farla da padrone. A qualcuno trema la voce, altri o gridano o scoppiano a piangere, altri ancora trasmettono disgusto e disprezzo. Una critica costruttiva non richiede necessariamente l’assenza di emozioni. Un emozione accennata può avere la funzione di sottolineare quello che si sta dicendo. Il problema è quando le emozioni la fanno da padrone. Rabbia e aggressività possono attivare le difese dell’altro che si concentrerà non tanto sulla critica, ma sul tono della voce e sulle espressioni non verbali. Facilmente le discussioni possono accendersi, degenerare e creare delle ferite. Esperienze del genere spingono alcune persone a dire “tanto discutere non serve a niente”.
  • Concentrarsi sui comportamenti e non sulla persona nella sua interezza: Una critica è costruttiva quando l’altro capisce chiaramente quali sono i comportamenti che a noi non vanno bene. È necessario essere concreti e specifici: “non mi è piaciuto quello che mi hai detto ieri perché….”, “mi ha dato fastidio sentirti parlare dei miei problemi con le tue amiche perché….”. Vanno evitate le generalizzazioni del tipo: “voi studenti siete..”, “voi professori siete..” perchè non possono essere imputate ad un individuo le presunte mancanze di una categoria di individui. Inoltre è pericoloso e deleterio fare delle critiche rivolte non ai comportamenti ma alle persone nella loro interezza. Se dico “sei una persona falsa” ferisco l’immagine e l’autostima che uno ha di sé. Inoltre, non le dò la possibilità di comprendere cosa ha sbagliato e dove potrebbe migliorare.
  • Fornire dei suggerimenti: Oltre a dire cosa non va, bisogna dare dei suggerimenti per i comportamenti futuri: “la prossima volta ti chiedo di consultarmi prima di prendere delle decisioni così importanti”, “potresti provare a studiare con un tuo compagno per la prossima verifica”. Non è detto che l’altra persona faccia quello che le viene suggerito, ma è importante che possa almeno prenderlo in considerazione.
  • Trasmettere fiducia: Quando si percepisce che l’altro ci sta criticando per il nostro bene, che si sta mettendo nei nostri panni, si accettano le sue parole più facilmente. Alcune critiche abbattono, fanno stare male e peggiorano la situazione. Altre sono capaci di avvicinare le persone, di motivare, di spingere al cambiamento e alla crescita. È raro che il senso di colpa produca effetti positivi. Ci sono maggiori speranze quando si fa leva sul senso di responsabilità e di crescita. L’individuo può trovare le motivazioni interne per fare determinati cambiamenti.
  • Utilizzare i giusti canali di comunicazione: C’è chi preferisce non fare critiche di persona. Alcuni temono la reazione dell’altro o la propria, lo sguardo che si incrocia, i toni che si accendono, non trovare le parole giuste, bloccarsi, ecc.. A questo le persone ovviano stando zitti e tenendosi tutto dentro o utilizzando canali comunicativi alternativi. Ognuno di questi canali ha ovviamente dei pro e dei contro. Quando si scrive un e-mail, ad esempio, si ha il vantaggio di raccogliere le idee in maniera chiara e ordinata, ma il rischio è che l’altro non capisca il tono e le motivazioni. A volte si scelgono chat e sms per sondare il terreno ed essere volutamente poco chiari, ma anche in questo caso il pericolo di incomprensione è molto alto. Altri si affidano a scrivere post sulla propria bacheca di facebook con la speranza che l’altro prima o poi legga (vedi articolo), con risultati spesso insoddisfacenti.

Fare una critica costruttiva non è semplice, soprattutto quando le emozioni la fanno da padrone. Tuttavia, il benessere di una persona passa anche dalla capacità di dire quello che si pensa e tirare fuori quello che si ha dentro. Farlo nella maniera giusta non è semplice e può richiedere molto tempo, ma è fonte di arricchimento sia per l’altro che per noi stessi.


Francesco Lotito. "Lavoro in una scuola professionale dove sono insegnante e psicologo. Fornisco supporto a studenti, genitori e insegnanti. Sono uno psicoterapeuta familiare e lavoro con singoli individui, coppie e famiglie rispetto a molteplici problematiche. Mi occupo anche di consulenza psicologica online." Potete trovare il suo blog su www.adolescenze.it 

2 commenti:

  1. Dal momento che si chiama CRITICA COSTRUTTIVA, molto spesso le persone che la ricevono, l'accettano molto piu come una cosa negativa che positiva.
    Io penso che siamo molto "attaccati" alle piccole cose che non appena leggiamo una parola che potrebbe farci pensare ad una cosa "negativa", la nostra mente l'accetta proprio cosi, ovvero come una cosa "negativa", anche se alla fine della favola NEGATIVA non è o non dovrebbe essere.
    Un proposta per il nostro dizionario personale:"ma se invece di chiamarla "CRITICA COSTRUTTIVA" lo chiamassimo "CONSIGLIO SPECIALE"?
    Chiamandola cosi magari potremmo evitare incomprensioni inutili.
    Poi sta a noi vederla nella maniera giusta e positiva sia quando facciamo questa critica costruttiva verso qualcuno, sia quando la riceviamo.

    Non sono molto bravo a spiegarmi tramite lo scritto, quindi spero che alla fine, abbiate capito quello che volevo "esprimere".

    Buona serata a tutti.

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    1. Hai ragione Alessandro! "Consiglio Speciale" suona molto meglio di "Critica Costruttiva".
      Chi sente la parola "critica", anche se la si abbina ad aggettivi positivi, difficilmente non si mette sulla difensiva. Ho scelto questo titolo solo perchè è di facile comprensione: sai esattamente di cosa di parlerà nell'articolo. Nella sostanza, però, è come dici tu; funziona solo se è vissuto come un "consiglio speciale".

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